Il laboratorio teatrale, uno spazio-tempo difficile da spiegare se non sperimentato, più che altro perchè la mia didattica è atipica rispetto ai classici laboratori teatrali per l’infanzia.
Il mio laboratorio è un’opportunità di cambiamento, scoperta di se stessi e l’opportunità, nel gioco teatrale, di lasciare andare giudizi, insicurezze o false sicurezze, per sostituirle con sicurezze profonde che non potranno essere più rimosse.
Il mio teatro è un’esperienza, perché è solo l’esperienza che permette il cambiamento, nessuna spiegazione, nozione o ragionamento o insegnamento esterno potranno mai determinare un vero e profondo cambiamento quanto solo l’esperienza può fare.
Nel mio laboratorio faccio quindi vivere delle esperienze, non insegno a recitare o a fingere o a impostare una qualunque forma di atteggiamento che possa essere poi messo in scena con un certo risultato.
Ma com’è possibile non insegnare a recitare o a fingere in un laboratorio teatrale?
Certo fingere è una possibilità ma, avendone sperimentato gli insegnamenti da allievo, la trovo una modalità senza nessun valore didattico, risultando esclusivamente una tecnica.
- Esistono quindi due modi di fare o studiare teatro:
Imparare a fingere, imparare l’uso delle maschere e della finzione per poter fare una recita ordinata, - Imparare a non fingere, imparare a rinunciare alle proprie maschere, ma imparando ed esercitandosi ad essere attenti a se stessi e agli altri, creativi e reattivi, responsabili di quello che accade nei giochi o in scena.
Questo vale anche per i più piccoli, con una valenza didattica ancora più importante, la liberazione da ogni giudizio limitante verso di sè e verso gli altri, il rispetto di ogni forma di creatività proposta da ognuno e la libertà di riscoprire la propria. La possibilità quindi di vivere ogni diversa emozione senza imparare una forma per mostrarla, ma liberi di sentirla ed esprimerla senza paure.
Sembra quasi incredibile ma non insegnando ai piccoli forme precostituite si verificano cambiamenti evidenti anche solo dopo pochi incontri, anche grazie a una modalità relazionale da parte mia mirata e specifica per ognuno.
Queste le potenzialità inimmaginabili di un teatro sempre vivo, dal primo incontro alla messa in scena, che non dovrà essere ripetizione ma creazione di situazioni non fissate a tavolino, che ogni volta risultano vive e mutevoli, quasi un esercizio alla vita, ma protetti da ogni pericolo o giudizio.
Massimo Trombetta